Bullismo: un recente studio americano fa luce sul fenomeno

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Bullismo

In Italia 3 ragazzi su 5 sono vittime di bullismo

Circa una su tre vittime non riesce a sopportare il dolore, decidendo di porre fine alla propria vita. Dati scioccanti, che non possono essere di certo ignorati. Eppure, il fenomeno del bullismo viene studiato dal 1973, e i numeri degli episodi non tendono a diminuire.

Nove su dieci ragazzi sono testimoni di questo fenomeno, testimoni che reagiscono essenzialmente in due modi: dando attenzione al bullo, lodando il suo comportamento e rendendosi quindi complici di bullismo; voltandosi dall’altra parte senza prestare alcun aiuto reale o emotivo alla vittima. Due atteggiamenti che sicuramente mettono in moto l’istinto della vittima di cercare conforto nel suicidio.

Il Bullismo e lo studio americano

Dorothy Espelage, professoressa di educazione all’Università della Carolina del Nord, ha studiato a lungo il fenomeno del bullismo, ed è giunta ad una conclusione: ci sono due tipi di bulli, ed entrambi entrano a far parte della personalità del ragazzo fin dalla prima infanzia. Nel primo profilo psicologico, troviamo un giovane con problemi di autostima, che durante la sua infanzia ha accumulato diversi traumi, come l’assenza di attenzioni genitoriali, e addirittura violenze domestiche. Vi è però anche un secondo tipo di bullo, ovvero quello dal carattere estroverso dominante, che desidera essere riconosciuto come leader incontrastato. In questo caso, il bullo sceglie una vittima facile, per ottenere attenzione dai compagni, ed essere ritenuto migliore della vittima. Il ragazzo in questione avrà quindi problemi di mancanza di empatia, poiché non riesce a provare alcun sentimento nei confronti della vittima, ed è incapace di comprendere la gravità del suo comportamento.

Come approcciarsi al fenomeno

Come fermare dunque il bullismo? È chiaro che il fenomeno deve essere fermato fin dall’infanzia, fornendo quindi supporto psicologico, laddove vi sono traumi infantili. Nel caso del bambino estroverso con personalità da leader, la cura deve arrivare innanzitutto dai genitori, poiché, come suggerisce Espelage, i bambini tendono ad imitare il comportamento dei più grandi. La scuola invece deve impegnarsi a far integrare tutti i bambini, e a sensibilizzarli emotivamente sul problema.

E se invece si è vittime? In questo caso un altro studio americano suggerisce di non dimostrarsi feriti davanti al bullo, e di ignorarlo, oppure reagire in modo pacifico. È chiaro che un prezioso un aiuto deve arrivare anche dai testimoni, che piuttosto di acclamare il bullo dovrebbero invece ignorarlo, schierandosi dalla parte della vittima.