Covid e sanità mentale: come tutelare i giovani, e non solo

600
Covid nei giovani

La nostra quotidianità è stata ormai messa a dura prova dall’arrivo di questa pandemia. Il Covid-19 è entrato a far parte della vita di tutti noi e, anche se con difficoltà, stiamo cercando di conviverci. Si sta, fortunatamente, andando avanti con la somministrazione del vaccino, che ci permetterà di tirare un sospiro di sollievo per quanto riguarda la nostra salute fisica. E, per quanto riguarda la nostra salute mentale? Come diceva il poeta Giovenale “Mens sana in corpore sano”, mente sana in corpo sano, proprio per farci riflettere sull’importanza del rapporto tra salute mentale e salute del corpo.

Giovani e Covid: meno futuro e più ansia, cosa possiamo fare?

I nostri ragazzi sono forse coloro che hanno risentito di più di questa emergenza sanitaria. Le loro abitudini sono state letteralmente stravolte. La loro vita sociale è diminuita drasticamente, niente più uscite con gli amici e serate in compagnia. Dal punto di vista scolastico poi, per la maggior parte di loro, si è tornati alla tanto criticata didattica a distanza, che ha messo a dura prova non solo gli studenti ma anche gli stessi genitori. Sono di fatti aumentati, secondo una recente ricerca condotta dall’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, i casi di giovani ragazzi che non riescono più a pensare a un futuro, tendono ad isolarsi e sono aumentati i casi di ansia e depressione. Cosa possiamo fare? Sicuramente i genitori devono dialogare con loro, comprendere che anche loro stanno vivendo la pandemia con le stesse paure degli adulti. Rassicurarli e, in caso di necessità, capire se c’è bisogno di ricorrere al supporto di un esperto.

Adulti e Covid: smart working si o no?

Anche gli adulti, durante la pandemia, sono stati costretti a fronteggiare molte difficoltà. Si sono ritrovati a dover cambiare la loro quotidianità e, tra i cambiamenti che hanno influenzato maggiormente le loro giornate sicuramente c’è il passaggio allo smart working. Apparentemente un vantaggio, si pensa. Si lavora da casa, senza l’incombenza (e la spesa) di dover affrontare tutti i giorni traffico e mezzi di trasporto per recarsi al lavoro. Ma non è proprio così. Lavorare in smart working comporta con sé anche molti aspetti critici. Innanzitutto, lavorare da casa significa anche gestire contemporaneamente più attività, dalle faccende domestiche alla gestione dei figli che sono in DAD. Il tempo e le ore che si dedicano al lavoro diventano fluide e flessibili, con la conseguenza che si finisce sempre per lavorare più ore rispetto a quelle regolarmente riconosciute. Non c’è più una distinzione tra casa e lavoro. E, da non trascurare anche per i lavoratori, la mancanza dei rapporti sociali. Vengono meno anche le chiacchiere e i confronti con i colleghi. Molti ricorrono alle conference call, ma è risaputo che la tecnologia, nonostante rappresenti un valido aiuto non può sostituirsi al contatto e all’empatia che solo la relazione face-to-face può riconoscere. Come fare? Bisognerebbe cercare di distinguere le due attività e cercare di rispettarle il più possibile.

Cosa c’è da sapere Sicuramente e fortunatamente prima o poi riusciremo a debellare il Covid e a uscire da questa pandemia, l’importante è cercare di mantenere vivo in noi ciò che abbiamo imparato, a nostre spese, in questi mesi. Prendiamoci cura di noi stessi e della nostra salute, non solo fisica ma anche mentale. Approfittiamo di questi mesi di chiusura forzata in casa per riprendere magari delle abitudini che il tran tran della nostra vita frenetica ci ha fatto trascurare.