Quanto guadagnano i piloti di Formula 1?

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Lewis Hamilton

Che l’automobilismo fosse uno sport per ricchi lo si intuiva da tante cose

La possibilità di affrontare trasferte e mezzi per imparare a guidare le auto da corsa è per pochi eletti fin dalle categorie inferiori. E chi riesce a mantenere i propri piccoli campioni a quei livelli deve smettere quando cominciano a vincere “troppo” perché poi iniziano i tour, quelli veri, in giro per il mondo.

E gli allenamenti nei circuiti per pochi, non per tutti. Insomma, i piloti di F1 arrivano da mondi già privilegiati. Ma in pochi sanno davvero che questo privilegio diventa ricchezza, nel corso della loro carriera. E anche nella carriera di chi li gestisce e li protegge, i loro manager!

Una inchiesta portata avanti da due riviste del settore, Autosport e Motorsport, ha scoperchiato anche l’ultimo velo che nascondeva certe cifre inverosimili e ha fatto capire al mondo intero di quali e quante ricchezze si sta parlando. A partire dai piloti, che sono anche giustificati perché fanno il lavoro pesante, fino agli organizzatori di eventi che gravitano intorno alle corse.

Piloti ricchi come “Paperone”

Verstappen, della Red Bull, è uno dei piloti più ricchi del mondo, ma non è il più ricco in assoluto. Lo supera di parecchio Lewis Hamilton. In totale vanta ricchezze per quasi 300 milioni e una rendita di 42 milioni annui che possono salire a 55 milioni con gli sponsor. Anche se il record è ancora di Schumacher – 800 milioni di patrimonio – il fatto che lo sfortunato ex campione non sia più attivo porta di fatto Hamilton a prendere il testimone.

Tra i più ricchi sportivi del mondo, è sicuramente il più ricco della F1 e ha alle spalle una gestione da vera azienda. Hamilton non è una persona ma un insieme di attività controllate da manager e sponsorizzazioni, che mirano anche a fare beneficenza sicuramente, ma che creano intorno a questo pilota un’aura dorata impressionante.

Ma come detto i piloti non nascono ricchi, lo diventano perché sono spesso dei privilegiati. Esiste anche una classifica dei “padri dei piloti” più ricchi del mondo. Tra i nomi troviamo, ad esempio, Stroll, Mazepin, Latifi. Lawrence Stroll è un imprenditore e collezionista di Ferrari con un patrimonio di 3 miliardi; il papà di Mazepin è a capo di una multinazionale chimica; Latifi gestisce una multinazionale di cibi a base di pesce in Canada!

I manager ricchi come pochi

Alcuni compaiono sotto il nome degli sponsor che essi stessi gestiscono o che hanno convinto a finanziare i piloti, come ad esempio la Claro, di Carlos Slim, che finanzia il team Red Bull. I manager sono coloro che favoriscono l’arricchimento dei piloti e certamente mangiano anche loro una buona fetta della torta. Non potrebbero esistere piloti ricchi senza manager in gamba, e ricchi anche loro. Forse pure di più.

Mettendo da parte il principe Alberto di Monaco, che è manager ma è anche ricco di suo, altri esempi di questo tipo sono Dietrich Mateshitz, l’austriaco che gestisce proprio quella Red Bull Energy Drink che dà il nome alle macchine. Ma la Red Bull nasce da una bibita tailandese, prodotta dalla Yoovidhya, il cui proprietario morto di recente ha lasciato in mano ai figli una eredità portentosa!

Per i principi sauditi, invece, fare i manager della Formula 1 è quasi un hobby! Loro che nascono già ricchissimi, cercano ogni anno modi nuovi per gestire e investire i loro capitali immensi. Ed ecco che l’organizzazione di eventi – come i campionati automobilistici – sono una occasione. Le famiglie reali del Bahrain e di Abu Dhabi, con patrimoni personali che variano da 4 a 775 miliardi di dollari, possono questo e altro. Chi fa loro concorrenza, invece, sono imprenditori senza paura come l’americano Stephen Ross. Miliardario col fiuto per gli affari, Ross non solo ha creato una propria scuderia ma ha deciso di costruirle intorno circuiti, palestre e quanto altro necessario per la formazione dei piloti. Le ricchezze della Formula 1, però, sono necessarie. Non è un controsenso. Per un evento come la Formula 1, i soldi sono fondamentali. Basta pensare ai circuiti cittadini e al disagio che comportano nelle grandi città. Se non si hanno le spalle coperte da solidissimi conti in banca non si può affrontare tutto questo.