SEO e autorevolezza: i segnali digitali di un professionista credibile

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Attualmente le ricerche su Google precedono quasi ogni decisione, essere visibili online è diventato sempre più importante.

Però non basta essere visibili in cima ai risultati di Google per essere riconosciuti come competenti. La differenza la fanno i contenuti, la struttura del sito e – soprattutto – l’autorevolezza online.

Un concetto che viene spesso ignorato, ma che rappresenta invece una delle soluzioni più solide per costruire una reputazione online coerente con il proprio valore professionale.

DA, ZA e altri segnali che identificano l’autorevolezza di un sito: cosa significano davvero?

Tra i parametri più importanti per valutare la credibilità di un sito ci sono alcuni indicatori tecnici ormai conosciuti come la DA (Domain Authority), ZA (Zoom Authority), PA (Page Authority) e simili. Si tratta di indicatori sviluppati da strumenti di analisi SEO per prevedere la capacità di un sito web di posizionarsi nei motori di ricerca.

In parole semplici, il DA (ideato da Moz) è un punteggio da 1 a 100 che stima l’autorevolezza complessiva di un dominio, basandosi su fattori come la qualità dei link in ingresso, la costanza dei contenuti pubblicati, la struttura tecnica del sito. Più alto è il valore, maggiore sarà la possibilità di comparire tra i primi risultati su Google in modo naturale, senza ricorrere a sponsorizzazioni.

Il concetto di ZA, introdotto da SEOZoom, segue una logica simile, ma focalizzandosi sul mercato italiano e sulle performance reali delle pagine nei motori di ricerca. Anche in questo caso, un punteggio elevato non si ottiene comprando visibilità, ma costruendo valore reale per gli utenti e per Google.

La differenza tra essere visibili e convertire gli utenti

Un sito con una DA o ZA più alta viene visto da Google come una fonte affidabile e di conseguenza si posiziona meglio sulle SERP, portando a risultati migliori per parole chiave e ricerche che possano essere utili alla propria professione.

Ad esempio, lavorando bene attraverso la SEO sul proprio sito web è possibile ottenere un buon posizionamento su parole chiave come: avvocato divorzista a Roma, oppure commercialista esperto in fisco internazionale, ecc…

Se ci si posiziona per queste ricerche utili alla propria professione con contenuti informativi e approfonditi si ottengono di conseguenza dei vantaggi non indifferenti nella conversione degli utenti, perché si attraggono grazie alle proprie competenze e non con delle pubblicità online a pagamento.

Questo si traduce in maggiori clic, più tempo trascorso sulla pagina, più contatti da parte degli utenti. Ma soprattutto, si traduce in fiducia.

Chi naviga sul web è più attento di quanto si creda. Quando legge “sponsorizzato” accanto a un risultato, si attiva un riflesso istintivo: questo annuncio è stato pagato. Il contenuto sarà davvero utile o è una semplice strategia commerciale?

Per un professionista – avvocato, consulente del lavoro o commercialista – questo può rappresentare un boomerang. L’ADV, ossia l’advertising a pagamento, è uno strumento utile per i commercianti. Funziona per vendere scarpe o gadget, meno per trasmettere autorevolezza ed esperienza come un professionista.

I limiti dell’ADV per le professioni iscritti a un ordine professionale

Chi esercita una professione regolamentata sa bene che ci sono limiti deontologici alla promozione. Non si tratta solo di norme scritte, ma di una questione di immagine: non si può acquistare credibilità.

Una campagna Google Ads, per esempio, ti permette di comparire per “avvocato penalista Firenze” in cima alla pagina. Ma non racconta nulla del tuo curriculum, delle sentenze vinte, della tua conoscenza nel settore, non infonde fiducia al potenziale cliente. È solo un investimento temporaneo, e quando si termina il budget, scompaiono anche i risultati.

Inoltre, l’ADV genera spesso traffico superficiale, non qualificato. L’utente clicca, guarda distrattamente la pagina e poi torna su Google. Non si da nessun senso di autorevolezza e si rischia di fare una “guerra al miglior offerente” competendo solo dal punto di vista economico invece che dal punto di vista professionale.

SEO organica: il valore dei contenuti

Pubblicare articoli professionali, aggiornare il proprio blog, spiegare sentenze o normative in modo chiaro è molto più efficace – e sostenibile – che pagare per essere notati. Ogni articolo indicizzato è un supporto costante al proprio lavoro e alla propria autorità professionale.

Un testo ben scritto, ottimizzato secondo le logiche SEO, con titoli coerenti e keyword distribuite con criterio, inizia a lavorare per noi 24 ore su 24. E può posizionarsi su Google anche per anni, attirando lettori in cerca di risposte concrete. Il tutto senza spendere un euro in pubblicità.

Non solo per ampliare la propria visibilità online, la propria Domain Authority e ZA è necessario anche ottenere menzioni, link e citazioni da altri siti che però devono essere in linea con gli argomenti trattati dal professionista. Ad esempio, se si è commercialisti, consulenti del lavoro o avvocati, ci sono portali come il blog dei professionisti dove poter pubblicare i propri contenuti come casi studio e articoli su argomenti specifici, per riuscire a migliorare la propria autorevolezza.

Infatti, pubblicando articoli di valore, firmati da un professionista esperto, non solo si guadagnano citazioni e link, ma si ottiene anche un traffico qualificato, gli utenti che leggono l’articolo sono più fiduciosi nel contattare il professionista per ottenere supporto in un ambito specifico.

Come aumentare i parametri di autorevolezza

L’autorevolezza di un sito non si ottiene in un giorno, ma si costruisce con costanza. Ecco alcune strategie efficaci per migliorare parametri come DA, ZA e simili:

  • pubblicazione regolare: creare articoli informativi e originali su tematiche pertinenti;
  • link building e contenuti su portali esterni: ricevere citazioni da siti autorevoli e pertinenti al proprio ambito, pubblicare articoli e casi studio su altri portali, aiuta a ottenere un vantaggio competitivo oltre che maggiore visibilità;
  • ottimizzazione tecnica: velocità del sito, struttura chiara, mobile-friendly;
  • esperienza utente: testi leggibili, formattazione curata, immagini ottimizzate;
  • coerenza semantica: usare parole chiave in modo naturale, senza forzature.

L’obiettivo è costruire una reputazione digitale che parli da sola. Una reputazione che, proprio come nella vita reale, si basa su ciò che si fa, non su ciò che si dichiara.

Il valore dell’informazione di chi sa spiegare bene, di chi si prende il tempo per condividere permette di conquistare la fiducia di chi effettua una ricerca. Non servono investimenti pubblicitari.

La SEO è l’unica strategia digitale che rispecchia davvero i valori del mondo professionale, in quanto richiede studio, competenza e dedizione e non solo un investimento pubblicitario.

Meglio costruire una reputazione solida con contenuti autentici che spendere cifre ingenti per farsi notare da chi, alla prima impressione, sa già distinguere tra chi ha pagato… e chi invece porta il proprio valore e le proprie competenze online.